Mustang Trekking – 26/10/2019 Sangbochen – Ghami

In questa galleria troverete una serie di scatti da me fatti durante il trekking nel Mustang. Le fotografie partono da Kathmandu e arrivano fino alla capitale del Mustang: Lo Manthang per giungere successivamente alla destinazione finale Kathmandu passando per la suggestiva Pokhara. In questa sezione troverete le foto scattate lungo la tratta Sangbochen e Ghami.

Fotografie e geolocalizzazione

Molte fotografie sono geolocalizzate con i riferimenti di latitudine e longitudine. Ingrandendole, usando il tasto del mouse, potete, in calce alla fotografia, vedere attraverso Google Maps, dove la fotografia è stata scattata.

Il trekking nel Mustang 26/10/2019 Sangbochen – Ghami

Stupendo! Tra Sangbochen e Ghami i paesaggi per me sono unici. Abbiamo raggiunto il passo più alto del trekking: 4.025 metri, una fatica boia, non tanto per le gambe quanto per il fiato. Finalmente sono arrivato alla sommità. Gopal mi aspetta tranquillo e calmo. Scattiamo alcune foto per ricordo. Mi guardo verso Sud Est: trovo le montagne innevate del massiccio dell’Annapurna, il Tilicho Peak, il Dhaulaghiri e tante tante altre. Montagne immense ed enormi. Quante lotte e storie per conquistarle! Giro lo sguardo verso Nord e in fondo, tra i monti gialli ocra, scorgo Ghami.

Sangbochen Ghami

Che bello, sembra quasi essere a casa! Il paesino è bello ma con tanti escrementi a seccare in ogni dove. Non ci sono alberi per accendere il fuoco, non c’è gas e nemmeno cherosene per scaldare una stanza, ma tanti escrementi, quelli sì! Incontro tre ragazzine che mi chiedono ovviamente qualcosa a ricompensa della loro disponibilità ad essere fotografate. Hanno le gerle piene di escrementi. Me le ritroverò vicine per tutto il resto della giornata!
La zona è famosa per le sue patate ed è piena di piccoli stupa dal colore bianco, nero e ocra. Le case sono tutte bianche e i tetti non hanno tegole, ma al loro posto legni ed arbusti a seccare al sole.

Sangbochen Ghami

Sono in cucina e osservo mentre si prepara il cibo. Le pentole a pressione fischiano mentre le mani mescolano i pezzi di pollo insieme ad una specie di besciamella gialla come se stessero per essere impanati. Quando l’amalgama risulta perfetta, giù nella padella a friggere e disinfettarsi. La cucina ha la stessa funzione della nostra osteria. Qui tutti si ritrovano, amici e sconosciuti. Dopo cinque minuti sono tutti amici. Tutti discutono animatamente come se tutti si conoscessero da una vita, ma domani ognuno prenderà la propria strada.

Sangbochen Ghami

Gopal mi mostra la carta: “Domani saremo a Charang”, mi dice, mostrandomi la salita. “Te la senti?” “Beh, anche no” gli rispondo. “Se ci fosse un cavallo o una jeep sarebbe anche meglio. Capisco il trekking, ma se si potesse…”.

Itinerario del trekking nel Mustang

Verso Chele

Finalmente si parte. È da tempo che lavoro a questo progetto. Ora, con l’aiuto di Gopal la guida nepalese di Amici & Trek, il programma e l’itinerario del trekking nel Mustang , definito anche come “l’antico regno”, è definito nei minimi particolari con date, località, altitudine e sistemazione. Sarà un trekking, diverso dai precedenti ma per questo non meno elettrizzante. Partiremo da Jomsom per arrivare alla vecchia capitale dell’antico regno: Lo Manthang

Il programma

Il programma è come sempre una bozza che si verrà a concretizzare sul posto in funzione del meteo, delle mie condizioni fisiche e di possibili altri problemi di natura logistica. L’itinerario effettivamente fatto lo potete recuperare nella sezione del diario di viaggio.

Giorno Data Itinerario Mezzo KM Alt. Max Alloggio
01 19 Ott. Partenza dall’ Italia        
02 20 Ott. Arrivo a Kathmandu     1350 Malla
03 21 Ott. Kathmandu to Pokhare (Flight or Jeep Jeep 200 1750 Hotel
04 22 Ott. Pokhara to Jomsom and trek to Kagbeni F/T 9,6 2860 Lodge
05 23 Ott. Kagbeni to Tsaile Trekking 14,00 3100 Lodge
06 24 Ott. Tsaile to Syangmochen Trekking 12,7 3780 Lodge
07 25 Ott. Syangmochen to Ghami Trekking 11,1 3980 Lodge
08 26 Ott. Ghami to Gharg Humba Trekking 9,3 4138 Lodge
09 27 Ott. Gharg Humba to Lo Manthang Trekking 11,4 4278 Lodge
10 28 Ott. Lo Manthang Rest —– 3800 Lodge
11 29 Ott. Lo Manthang to Nyamdo and back Trekking 18,00 4080 Lodge
12 30 Ott. Lo Manthang to Yara Trekking 15,1 4080 Lodge
13 31 Ott. Yara to Charang Trekking 9,1 3800 Lodge
14 1 Nov. Charang to Geling Trekking 16,7 3980 Lodge
15 2 Nov. Geling to Chele Trekking 16,00 3821 Lodge
16 3 Nov. Chele to Tatopani Jeep ——-   Lodge
17 4 Nov. Tatopani to Pokhara Jeep ——-   Hotel
18 5 Nov. Pokhara Rest ——   Hotel
19 6 Nov. Pokhara to Kathmandu Flight Flight 200 1350 Hotel
20 7 Nov. Kathmandu Rest —— 1350 Hotel
21 8 Nov. Kathmandu – Cultural Dinner Rest ——- 1350 Hotel
22 9 Nov. Partenza per l’Italia       Hotel
23 10 Nov. Italia        

L’itinerario del trekking nel Mustang

Ecco la cartina del Upper Mustang oggetto del trekking. Il tragitto è evidenziato con un tratto nero che parte da Jomsom per arrivare a Lo Manthang.

Upper Mustang

Il Profilo altimetrico del trekking nel Mustang

Ecco il profilo altimetrico del trekking nel Mustang. Come si nota durante il trekking si sono raggiunti e superati, se pur di poco, i 4.000 metri. Al rientro abbiamo coperto la distanza, da Lo Manthang a Jomsom di circa 50 chilometri, usato una Jeep. Il totale del trekking è stato pari a 86 chilometri

Altimetria-trekking-nel-Mustang

Dati e grafici GPS

Garmin Colorado 300
Polar AXN 300

In calce i dati giornalieri del trekking. Troverete tempo di percorrenza, velocità, altezza alla partenza e all’arrivo con il dislivello. Per ogni tappa viene riportata anche la grafica che chiaramente visualizza la distanza percorsa sulle ascisse e l’altitudine sulle ordinate.

Mustang-trekking-grafici-e-tempi

Il Trekking nel Mustang 25/10/2019 Chele – Sangbochen

Chele Sangbochen

Gopal tiene il ritmo tra Chele e Sangbochen

Oggi abbiamo fatto il nostro dovere! Quasi 16 sono i chilometri che dividono Chele da Sangbochen. Il problema è che siamo partiti da 3.000 metri per arrivare ai 3.950 metri andando avanti come se fossimo in altalena. Si saliva a 3.650 metri per ridiscendere a 3.250 metri, una tortura per il fiato e le gambe che, alla fine, diventano dure e vanno avanti per inerzia. Gopal tiene il ritmo, passo dopo passo, poi si ferma e mi aspetta. Tra i due paesi si snoda la strada inaugurata un anno fa che collega Pokhara al confine cinese. Opera maestosa che è costata tanti anni di lavoro ma che Gopal sembra non riconoscere come via praticabile.

Un paesaggio lunare

Chele Sangbochen

Appena trova l’occasione taglia per un sentiero capace di saltare un tornante o un lungo tratto. Tra camminare di più con minor fatica – quindi lungo la strada – e camminare di meno con più fatica – lungo i sentieri – lui sceglie sempre la seconda soluzione. Dall’alto vediamo la destinazione, sembra vicina ma non è proprio vero. Inizio ad essere stanco, fa freddo ed il vento si alza impetuoso con raffiche che sollevano un mare di polvere.
Il paesaggio è lunare, il cielo di un blu indaco strepitoso. Le montagne sono prive di alberi. Ci sono solo ciuffi di cespugli che ne rivestono le pendici. Certi declivi sono di un giallo intenso. Camminando mi vengono in mente i colori che ritrovo nei chorten o stupa lungo la strada o gli addobbi nei monasteri. Sono gli stessi colori forti, decisi e saturi della natura. I muri, i ciottoli che sorreggono le case sono di un rosso carico come le porte dei monasteri e come gli interni dei luoghi di culto.

Chele Sangbochen

Non c’è morbidezza o sfumatura nel colore ma forza e decisione nella sua intensità, quasi a richiamare il carattere deciso e orgoglioso di questa gente. Gente che vive con dignitosa compostezza ogni aspetto della giornata, pur nella miseria materiale e nella durezza delle condizioni della vita. È gente di pacatezza unica. Lo noti quando li vedi nel traffico cittadino, alle prese con la mancanza di corrente elettrica, al ritardo di un volo o di un mezzo di trasporto. Non trovo la parola corretta ma non è rassegnazione, che collego a sconfitta, ma una sorta di profondo allenamento alla saggezza. Forse, ciò che mi lascia basito è la filosofia del Buddismo che ha plasmato queste genti ad un distacco e ad una “lontananza” tra le cose della vita quotidiana ed il proprio io. Mi vedo alla fermata dell’autobus quando questo è in ritardo o al telefonino che non prende la linea e vedo loro, nella stessa situazione. Mondi diversissimi e lontanissimi.

Cosa sto cercando?

Chele Sangbochen

Stringo i denti e vado avanti, ma così facendo mastico anche i granelli di sabbia che si sono infilati in bocca nonostante la bandana posta a difesa. Il respiro è affannoso, mi fermo spesso a prendere il fiato che mi manca. Ho fame d’aria! La cima è vicina: ma perché questa fatica? Che senso dare a tutto questo? Questi passi così pesanti in questo bianco borotalco finissimo che senso hanno? La cosa buffa è che forse nemmeno io riesco a darmi una spiegazione. Perché è tutto così irrazionale alla fine? Cosa sto cercando? A cosa serve rinunciare al mio cibo abituale, a cosa serve rinunciare al mio comodo letto o alla mai adorata doccia? A cosa serve stare lontano dalla mia Signora per 21 giorni e venire qui, lungo un sentiero sperduto in un angolo sperduto di mondo tra gente così diversa? Quante domande senza una seria e definitiva risposta!

Doccia

Arrivo a Sangbochen! Non vedo l’ora di farmi una doccia, di lasciare che l’acqua calda mi tolga la sensazione di avere la sabbia, raccolta lungo il percorso, in ogni dove. Bellissimo! Sono avvolto dal vapore. Esco dalla mia stanza e incontro Gopal e il portatore. La loro doccia non funziona. “Gopal, Balman”, dico, “la mia doccia funziona, usatela”. Entrambi mi rispondono con un no orgoglioso e deciso. C’è sempre questa distanza tra cliente e guida o portatore. Non esiste confusione di ruoli tra le parti in gioco. Ognuno recita la propria parte e il proprio ruolo. Il cliente va “servito”. Lo impone la professionalità, che non cede alle lusinghe di una doccia ma rimane fedele ad un concetto. Gente strana questa, che sembra così flessibile, così addomesticabile e votata al compromesso ma che in effetti risulta essere più complessa di quanto sembri al primo contatto.

Il trekking nel Mustang 23/10/2019 Jomsom – Kagbeni

Si parte per la prima tappa Jomsom Kagbeni

Volo bellissimo tra le montagne! Oggi ho conosciuto il portatore, visto che la guida, Gopal, la conosco da tempo: il suo nome è Balman, 47 anni, 5 figli e una vita da portatore. Siamo atterrati con un’ora e mezza di ritardo ma qui, in Nepal, queste cose sono abbastanza normali. Dovevamo partire con il primo volo della giornata ma siamo partiti con il terzo. Si vola quasi a sfiorare le montagne e anche per questo molti voli vengono soppressi quando le condizioni meteo, vedi vento, diventano proibitive. La luce è radente e i campi di riso hanno un colore verde bellissimo.

Arriva il vento

Siamo atterrati e, dopo il solito tea, partiamo. Sarà la nostra prima tappa tra Jomsom e Kagbeni. Gopal dice che il vento inizia verso le 11 e termina verso le 19. Ha proprio ragione! Risaliamo il fiume Kali Gandaki, il paesaggio è brullo e senza vegetazione mentre i picchi più alti, in lontananza, sono carichi di neve. Puntuale arriva il vento, costante e forte. Alza nuvole di polvere che ci ricopre totalmente ed entra in ogni dove. Ci fermiamo a mangiare. Gopal mi consiglia spaghetti mentre lui si presta a divorare un piatto di riso, lenticchie, patate speziate e pollo, il Dal Bhat. Tra lui ed il portatore se ne sono fatti fuori due portate. Riprendiamo il cammino e ormai Kagbeni è vicina. La temperatura scende mentre il vento sale ma siamo ormai a Kagbeni, alloggio al Paradise.

Mi sistemo un po’ e riparto alla scoperta del paesino. Trovo il monastero subito appena fuori il lodge. Pago 200 rupie – circa 2 euro – per visitarlo. I monaci non permettono l’uso di macchine fotografiche ed è visitabile solo una parte del complesso che stanno preparando per una celebrazione. La cosa più suggestiva sono delle maschere che mi ricordano quelle viste a Tangboche quando ho fatto il trekking verso il campo base dell’Everest. Sono così brutte, mi dice il monaco, perché servono a scacciare i demoni.

Manca la luce

Rientro e trovo il lodge al buio. Cavolo!!! E con tutte le ricariche delle batterie che avevo programmato di fare come mi devo muovere? Va bene, non mi resta che aspettare visto che la luce prima delle sette di solito non ritorna. Volevo farmi una doccia ma senza corrente nulla da fare. Decido, prima che la sera diventi notte, di utilizzare gli ultimi spiragli di luce che entrano nella stanza per darmi una lavata con le manopole che la mia moglie mi ha dato in dotazione. “E… mi raccomando”, mi ha detto prima di partire: “una per la parte alta” e “una per la parte bassa”. Fatto questo non mi resta che dotarmi della torcia in attesa della luce che si fa attendere. Doveva arrivare alle 19 ma sono quasi le 20 e ancora nulla. Nel frattempo ho mangiato il classico pollo bello secco e… duro. Si vede che non sono i nostri polli d’allevamento.

Le solite promesse

Sono nella dining room tra sei nepalesi che parlano animatamente, non capisco nulla ma immagino cosa possano dire: guide e portatori alla fine della giornata parlano dei luoghi dove sono passati, dei problemi e delle difficoltà incontrate. Gopal poi mi racconta come anche da loro la politica delle promesse non mantenute vada alla grande. Ma dove finiscono i soldi che i turisti, pagando il permesso, versano allo Stato? Quel ponte, quella strada ci era stata promessa ma nulla si è visto, nulla è stato fatto. Credevo che solo da noi… Non è proprio così, alla fine tante cose ci accomunano specialmente nella gestione della cosa pubblica.

Dal Bhat

“Dal Bhat, rigorosamente solo Dal Bhat!” “Gopal, come potete mangiare sempre la stessa pietanza?” “Siamo abituati, così è”, la sua laconica risposta. “È un piatto completo e si dice che ci dà energia per 24 ore e noi ci crediamo. Quindi non conosciamo altro: mattina e sera Dal Bhat”. La cosa impressionante, almeno per me, è la velocità con la quale le mani, in mancanza di posate, affrontano il cibo. Gesti rapidi e precisi per mescolare il tutto e portare velocemente il cibo in bocca. Alla fine anche le dita ricoperte di riso vengono introdotte nelle fauci per uscirne “pulite”. Fatto spessissimo il bis, ci si alza, ci si porta al lavandino e ci si pulisce. Fatto questo ci si accomoda a gambe incrociate sui banconi ricoperti di pesanti cuscini e si continua a parlare o si telefona alla famiglia.

Una cosa che non manca mai, o quasi, è la linea telefonica! Sento la vocina di un figlio del portatore. Gli occhi s’illuminano. Sì, perché qui la famiglia è proprio ma proprio tutto. Ogni atto, ogni fine è in funzione di questo impegno.

Una società diversa

È una società, e non ho paura di sbagliarmi, profondamente agricola e religiosa. È un mondo dove agricoltura e religione s’intrecciano in maniera continua e profonda. Queste continue feste sono intimamente legate al mondo agreste e al mondo del soprannaturale come tanti e tanti anni fa avveniva nella nostra cultura contadina. Qui essere induisti o buddisti è normale. Non esiste, almeno a mio vedere, un problema di supremazia religiosa. Io induista partecipo anche alle feste buddiste e viceversa. La mia guida induista, quando passa vicino ad un tempio buddista, inchina la testa in segno di rispetto o raccoglie le mani in segno di preghiera.

Il Trekking nel Mustang 24/10/2019 Kagbeni – Chele

Sì! È proprio quello che sognavo a casa. Il paesaggio è proprio quello! Spazi immensi, cieli blu, nuvole alte, cirri che corrono velocemente sospinti da un vento teso che muove e crea anche nuvole di polvere dal terreno. Tutto ha uno spazio diverso. Non sono abituato a vedere questi spazi che sembrano immacolati. Dalle mie parti tutto è “inquinato” dalla presenza umana. Strade, ponti, linee elettriche, asfalto e cemento. Qui no. Giri l’occhio e trovi natura. L’unica cosa che ti collega al mondo è la strada bianca che da Jomsom ti porta fino al confine con la Cina e che è, insieme ai pali di legno della luce, l’unica presenza della civiltà. Giri lo sguardo e il blu del cielo si sposa con il giallo dei monti.

È tutto arido e di una desolante bellezza. Non senti rumori. I pochi alberi sono vicini ai paesini che ogni tanto s’intravedono dall’alto dei sentieri. Anche loro hanno le foglie di un colore verde che tende al giallo. È tutto forte e deciso, come la forza della luce che, colpendo i muri di cinta, crea ombre definite e contrastate. Una luce che non conosco dalle mie parti se non dopo un forte temporale quando il sole, al tramonto, balena tra le nuvole e sembra tutto più pulito e vivido. Qui, forse per mancanza d’inquinamento e forse per l’altezza, la luce è di una vividezza impressionante. Tutto sembra “croccante” e pulito; in certe situazioni, pare di essere in mezzo al deserto anche se l’acqua scorre nei fiumi e al mattino la trovi gelata.

Le escursioni termiche ci sono. Al mattino l’aria è pungente e l’atmosfera secca; sul mezzogiorno la temperatura si fa più calda e i raggi del sole illuminano le cime innevate. Se non ti ripari il volto con gli occhiali e con una crema, sei destinato a bruciarti. Ho fatto il bucato e il vento ha asciugato più del sole.

Questa sera mi ritrovo con Gopal in cucina, dove c’è anche una televisione. È consuetudine per guide e portatori ritrovarsi, a fine giornata, in cucina dove verrà servita loro la cena dopo aver dato da mangiare a tutti i clienti nella sala da pranzo. Il fatto di essere solo, ti dà, a mio avviso, un vantaggio: quello di poter vivere più accanto ai nepalesi. In questo caso sono in cucina e li vedo lì, tutti intenti a vedere la televisione. Quando c’è la corrente funziona come da noi: la tv catalizza l’attenzione di tutti. Il punto è cercare di capire che programmi danno in visione. C’è un’unica rete, da quello che ho capito, che trasmette su sei canali. Ovviamente lo sport, le notizie e l’intrattenimento. Bollywood impazza, ma non sono le serie hollywoodiane, anche se cercano di imitarne le situazioni.

È una rappresentazione molto ingenua delle cose, specialmente nelle relazioni tra le persone. L’onore, la famiglia e la lotta tra il buono e il cattivo, tra il bene e il male ci sono sempre; ma quanta ingenuità rispetto alla nostra televisione! Il clou della trasmissione, questa sera, è la premiazione di una gara di ballo tra diverse compagini di partecipanti. Quei balli – per l’amor del cielo, senza togliere nulla a quello che piace – non terminano mai, fatti di movenze ripetitive e monotone che mi richiamano molto le danze e i suoni cinesi. Loro, guide e portatori, sono rapiti, estasiati, guardano e commentano affascinati i costumi dei ballerini, parteggiano per l’uno o l’altro. C’è veramente tanta distanza tra il loro e il mio mondo. Non perderei un minuto dietro questi programmi, invece loro si mettono a cantare sopra i motivi trasmessi. C’è passione, divertimento e trasporto.

Mi è successo di partecipare ad una rappresentazione di danzerini della casta Thuran; prima d’iniziare lo spettacolo… tutti in piedi a cantare l’inno nazionale. Noi, forse, quando gioca la Nazionale di calcio ci lasciamo prendere un po’ dall’amor patrio. Loro cantano con tale slancio che la giugulare la si vede ben grossa lungo il collo.

Mustang Trekking – 25/10/2019 Chele – Sangbochen

In questa galleria troverete una serie di scatti da me fatti durante il trekking nel Mustang. Le fotografie partono da Kathmandu e arrivano fino alla capitale del Mustang: Lo Manthang per giungere successivamente alla destinazione finale Kathmandu passando per la suggestiva Pokhara. In questa sezione troverete le foto scattate lungo la tratta Chele – Sangbochen.

Fotografie e geolocalizzazione

Molte fotografie sono geolocalizzate con i riferimenti di latitudine e longitudine. Ingrandendole, usando il tasto del mouse, potete, in calce alla fotografia, vedere attraverso Google Maps, dove la fotografia è stata scattata.

Mustang Trekking – 24/10/2019 Kagbeni – Chele

In questa galleria troverete una serie di scatti da me fatti durante il trekking nel Mustang. Le fotografie partono da Kathmandu e arrivano fino alla capitale del Mustang: Lo Manthang per giungere successivamente alla destinazione finale Kathmandu passando per la suggestiva Pokhara. In questa sezione troverete le foto scattate lungo la tratta Kagbeni – Chele.

Fotografie e geolocalizzazione

Molte fotografie sono geolocalizzate con i riferimenti di latitudine e longitudine. Ingrandendole, usando il tasto del mouse, potete, in calce alla fotografia, vedere attraverso Google Maps, dove la fotografia è stata scattata.

Mustang Trekking – 23/10/2019 Jomsom – Kagbeni

In questa galleria troverete una serie di scatti da me fatti durante il trekking nel Mustang. Le fotografie partono da Kathmandu e arrivano fino alla capitale del Mustang: Lo Manthang per giungere successivamente alla destinazione finale Kathmandu passando per la suggestiva Pokhara. Questa è la prima tappa che da Jomsom porta a Kagbeni.

Fotografie e geolocalizzazione

Molte fotografie sono geolocalizzate con i riferimenti di latitudine e longitudine. Ingrandendole, usando il tasto del mouse, potete, in calce alla fotografia, vedere attraverso Google Maps, dove la fotografia è stata scattata